venerdì, giugno 02, 2006

Collaudo Stork

Da qualche tempo mi sono reso conto che se intendo fare progressi in F3J mi devo procurare un modello più leggero e in grado di sfruttare le condizioni deboli meglio di quanto non riesca a fare il Superblade. Nella gara di Lodi questo è risultato con tutta evidenza. Per fortuna l'amico Franco mi aveva da poco offerto un suo Stork II usato, e dopo avere visto dal vivo le perfette condizioni in cui lo ha tenuto ho deciso di acquistarlo.
Lo Stork II è un modello da F3J con un'apertura alare di poco più di 3 metri e 20 cm, superficie alare di circa 65 decimetri quadrati e profilo HN354. L'ala è in tre Lo Stork dopo il collaudopezzi, con un centrale in carbonio e due terminali in fibra di vetro, uniti da baionette in fibra di carbonio. La fusoliera è in kevlar e, nella mia versione, supporta un impennaggio di coda a V.
Nel corso della passata settimana ho allestito il modello, il che ha significato semplicemente inserire una ricevente Schulze Alpha 840 (che presto sostituirò con una Multiplex a sintesi di frequenza), fare il bilanciamento, caricare le batterie e impostare il programma radio. Oggi, sul campo di Asti, ho avuto il piacere di collaudare lo Stork.
I primi lanci a mano, fatti grazie all'aiuto dell'amico Leonardo, hanno mostrato che trimmaggi e bilanciamenti erano accettabili per cominciare. Sono così passato al verricello, impostando la radio per una fase di salita molto tranquilla: lo Stork è salito in modo non certo ottimale ma senza comportamenti preoccupanti, quindi mi sono liberato dal cavo e ho cominciato a sondare l'aria. Già nel primo volo ho trovato tre potenti termiche, che hanno fatto salire il modello così da permettermi di regolare i freni aerodinamici con tutta tranquillità, e terminare con un atterraggio regolare e ben controllabile.
Il secondo volo, effettuato con un programma di salita un po' più aggressivo, con quasi 50 g di piombo in meno nel naso e con una aumentata autorità degli alettoni, mi ha permesso di provare un po' meglio le qualità di termicatore dello Stork. Il modello segnala benissimo le ascendenze, e ci gira dentro senza problemi solo con il direzionale; il rateo di discesa è modesto, e la velocità non eccessiva: con tre termiche ho subito fatto più che il "pieno", toccando terra 11 minuti e mezzo dopo lo sgancio.
Il terzo lancio è stata tutt'altra storia. Ho fatto l'errore di lanciare con l'elevatore a corsa piena (senza dimezzatore), il che mi ha indotto a fare una picchiata di fine salita troppo pronunciata: lo Stork ha superato il paracadute che è rimasto impigliato nella coda. Il modello è immediatamente impazzito: per fortuna ho subito riconosciuto che cosa era successo (avevo letto di questo tipo di incidenti in un articolo scritto da Rover Mersecchi su Modellismo qualche anno fa), quindi ho smesso di azionare il verricello, ho aperto i freni e in qualche modo sono riuscito a riportare lo Stork a terra, pur impigliato nel cavo, senza danni.
Dopo un controllo di tutte le parti strutturali e mobili del modello, ho deciso di chiudere la giornata con un quarto lancio per sconfiggere la paura accumulata. Ho naturalmente optato per uno sgancio quasi in piano, naturalmente con i dimezzatori inseriti, e il volo è filato liscio senza alcun problema. In conclusione, lo Stork si è dimostrato un buon termicatore e un modello facile da pilotare: credo che abbia un ottimo potenziale e spero di riuscire quanto prima a metterlo a punto per poterlo schierare nelle prossime gare.

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