mercoledì, dicembre 30, 2009

Nuova fionda

PREMESSA: in questo post descrivo la costruzione di una fionda, un accessorio pericoloso se realizzato e usato impropriamente. Non voglio consigliare niente a nessuno, ma solo documentare come ho fatto la mia fionda: se qualcuno costruisce una fionda seguendo le procedure da me descritte, lo fa a suo rischio e pericolo e declino ogni responsabilità in merito.
All'inizio della mia esperienza con i modelli da F3J ero equipaggiato per l'involo unicamente con una fionda, preparata con materiale della EMC-Vega. Quando acquistai il verricello AVOT vendetti la fionda ad un amico, ma nel tempo mi sono pentito di averlo fatto in quanto andando in giro per gare Eurotour capita sovente di non avere la possibilità di portarsi dietro un verricello, ma di non avere nemmeno a disposizione i trainatori per lanciare il modello; una fionda in questi casi può essere molto utile per un ultimo allenamento.
Per questo motivo nello scorso autunno ho pregato Giuseppe Gallizia di acquistare per me una quindicina di metri di tubolare di para, del tipo che già lui usava da tempo come fionda, presso un negozio di Milano di sua conoscenza. Ma una fionda è fatta da più che il materiale elastico: principalmente è necessario assicurare alle estremità due anelli o moschettoni per poter assicurare da un lato la fionda ad un picchetto, e dall'altro al cavo di nylon necessario per portare in quota il modello. Il collegamento della "ferramenta" all'elastico è molto critico, perché deve essere molto sicuro (una fionda in tensione può essere molto pericolosa) e non deve danneggiare il materiale (sempre per motivi di sicurezza). Nelle ultime settimane ho rintracciato su internet abbastanza informazioni e consigli per allestire una fionda con sufficienti caratteristiche di sicurezza, e ho così proceduto alla predisposizione della mia nuova fionda.
Il metodo che ho seguito è in realtà a combinazione di due tecniche: una per l'accoppiamento tra tubo elastico e moschettoni, l'altra per la messa in sicurezza contro le rotture accidentali del tubo di gomma; le due tecniche, trovate indipendentemente su internet (qui e qui), si combinano tra loro molto bene.
L'accoppiamento con i moschettoni è stato il primo problema. Si risolve preparando due tubi di metallo con un diametro esterno pari circa a quello del tubo di gomma (io ho usato tubo di ferro da 14 mm), tagliati ad una lunghezza di circa 10 cm e preparando una estremità in modo che i bordi del taglio siano molto ben smussati, e l'altra estremità in modo che presenti un taglio obliquo anche in questo caso con bordi ben smussati. Inumidendo il tubo metallico è possibile infilarlo progressivamente dentro il tubo elastico, un po' per volta fino a raggiungere una lunghezza di inserimento di 6-7 cm (o meglio finché si riesce): si può facilmente verificare che non è possibile estrarre il tubo metallico semplicemente "tirando" la fionda, perché sotto trazione il tubo di gomma si stringe rendendo la presa sul metallo ancora più salda. Praticando un foro all'estremità esterna del tubo metallico si potrà assicurare un moschettone che poi permetterà di ancorare la fionda al picchetto, o di collegarla al cavo di nylon.
La sicurezza contro le rotture del tubo di gomma è un altro, differente, problema. La sua soluzione richiede di inserire nel tubo una corda inestensibile sufficientemente sottile da rendere possibile l'inserimento da cima a fondo, e sufficientemente robusta da reggere un carico superiore a quello di lavoro della fionda (che stimo in circa 150-200N). Io ho usato del cordino da muratore, trecciato con carico di rottura di 80 kg; passarlo attraverso 15 metri di tubo di gomma non è facile, ma con la giusta tecnica ci si riesce. Dapprima ho assicurato con nastro adesivo al capo del cordino un pezzo di guaina da bowden, lungo circa 5 cm, più spesso del cordino ma ancora in grado di passare senza difficoltà attraverso il tubo. Poi ho cominciato a calare il cordino, per gravità, nel tubo, fino alla massima lunghezza possibile di circa un metro e mezzo. Oltre questa lunghezza (a meno di non stendere il tubo giù da un dirupo...) la gravità non aiuta, e bisogna ricorrere ad un'altra tecnica: si individua al tatto dove si trova il capo del cordino, si stringe con forza questo punto con una mano, in modo che il capo non possa più scorrere nel tubo, poi si afferra la fionda a circa 30 cm di distanza dal capo del cordino, verso l'estremità della fionda da cui il cordino esce. A questo punto si tende con forza questo tratto di fionda tenendolo verticale, con il capo del cordino verso il basso, e si potrà osservare che il cordino "entra" nella fionda svolgendosi dal rocchetto (in realtà è la fionda che si allunga verso il rocchetto); a questo punto si può rilasciare con cautela la mano che stringeva il capo del cordino, mantenendo forte la presa sull'altra: la fionda si rilasserà facendo entrare più a fondo il capo del cordino! Ripetendo per una... cinquantina di volte questa manovra, finalmente ho visto il cordino sbucare dall'estremità opposta dalla fionda, e l'ho subito assicurato al moschettone con un nodo idoneo. Ho quindi legato questa estremità della fionda ad un picchetto infisso nel terreno (questo ancoraggio è critico e deve essere fatto con attenzione: io ho usato il picchetto usato per il rinvio del verricello), poi sono andato all'altro capo della fionda e ho iniziato a tenderla, usando un dinamometro per valutare la forza di trazione e interrompendomi più volte per controllare che i tubi metallici di accoppiamento non mostrassero segni di sfilamento. Tendendo la fionda, questa "mangia" il cordino che si svolge progressivamente dal rocchetto: arrivato alla trazione di 200N, che ho considerato come la massima trazione che intendo usare con la fionda, ho tagliato il cordino e l'ho legato al moschettone anche dalla seconda estremità della fionda. Rilassando progressivamente la tensione, il cordino rimane "intrappolato" nel tubo senza poterne uscire, e rimarrà lì in futuro a rappresentare da un lato la massima estensione possibile, dall'altro una "corda di sicurezza" che, in caso di rottura della fionda, le impedirà di finirmi addosso.
È importante sottolineare che tutta la ferramenta utilizzata deve essere dimensionata in modo da reggere le trazioni previste, con anche un certo margine di sicurezza. Moschettoni in acciaio inox da 5 mm sono consigliabili, e anche le girelle che ho usato per evitare le torsioni del cavo reggono quasi 100 kg.
Terminato l'allestimento dell'elastico, ho collegato a una delle estremità 100 metri di monofilo di nylon, inguainato alle estremità come facciamo nel traino a mano, e ho avvolto la fionda su un avvolgitubo da giardinaggio, pronta per l'uso. Il collaudo, domenica scorsa, ha mostrato che in assenza di vento permette salite sicure anche se non molto veloci, direi a circa 80 metri di quota. Col vento si potrà certamente sfruttare l'elasticità per fare più quota.

venerdì, dicembre 25, 2009