giovedì, aprile 29, 2010

SM UniLog

Un paio di mesi fa, insoddisfatto delle prestazioni del mio data logger Eagle Tree (risoluzione scarsa, software inguardabile, "expander" costosi), ho deciso di guardarmi attorno per trovare una alternativa. Grazie alla disponibilità di Eugenio Pagliano ho potuto provare l'UniLog prodotto da Stefan Merz, trovandolo un prodotto di ottime caratteristiche tecniche ma anche in questo caso funestato da un software inadeguato (un foglio Excel con macro). Nel caso di UniLog, però, esistono software di terze parti, tra cui l'ottimo LogView che già uso da tempo per la gestione del caricabatterie. Nel complesso ho giudicato positivo il bilancio e ho ordinato a Schaller un UniLog completo di anemometro, sensori di corrente, tensione e giri per motore elettrico.
UniLog è risultato essere una piattaforma di registrazione dati molto flessibile. Registra altitudine, tensione di alimentazione, impulsi ricevuti dalla radio, temperatura, numero di giri e fino a tre canali analogici (i tre convertitori A/D sono a bordo, con una risoluzione non dichiarata ma che stimo in 14 bit). La frequenza di campionamento va da 16 campioni al secondo fino a 1 campione ogni 5 minuti, la capacità di memoria va da 27 minuti a oltre 90 giorni. Abbinato al software LogView sono disponibili vari metodi di analisi dei dati e post-elaborazioni molto interessanti, come ad esempio il calcolo dell'energia consumata dal motore elettrico o il calcolo del rendimento del gruppo motore-regolatore in base alla stima della potenza elettrica impiegata e della potenza meccanica resa (calcolata sulla base dell'elica e del numero di giri).
Le dimensioni dell'insieme sono molto compatte, decisamente più piccole del logger Eagle Tree, anche se i sensori esterni (come l'anemometro) richiedono comunque un po' di spazio e riducono il vantaggio di occupazione degli spazi in fusoliera. Alla fine, come già si è visto, ho preferito usare un pod esterno, anche se più per la flessibilità di poterlo muovere tra diversi modelli che per l'effettiva necessità di maggiore spazio.
Nel complesso sono molto soddisfatto, l'unico appunto che mi sento di fare è la capacità di memoria: per me sarebbe ideale poter registrare una intera gara F3J (diciamo 2 ore) ad almeno 8 Hz di campionamento, o una Autonomy (3 ore e mezza) a 4 Hz, e al momento non ci si arriva.

Seconda prova autonomy 2010

25 aprile: altra domenica di gara. Questa volta Autonomy a Cremona, presso il campo CR-RC di Beppe Ghisleri e soci. Meteo buona nel senso che è stato soleggiato e con vento debole, ma condizioni piuttosto difficili sia per il gradiente verticale sia per la disposizione del campo e del terreno circostante. Tutte ottime premesse per una gara interessante, e così è stato.
Piazzatomi sul medesimo centro di atterraggio di Massimo Verardi, sono riuscito a mantenere il suo passo fin verso il diciassettesimo lancio, poi Max mi ha staccato con una progressione prodigiosa che lo ha portato a vincere con 28 voli completati, e battendo un nuovo record di punteggio a 11000 punti. Sono arrivato secondo (terzo Dapporto), ma non è motivo di soddisfazione in quanto sono stato staccato di 5 voli corrispondenti a oltre 150 millesimi. Per capire cosa sia successo sono andato a rivedermi il log della gara: ci sono stati cinque lanci in cui ho usato una quantità di energia tre volte superiore alla media, e questo per avere volato in zone di discendenza forte, con velocità di caduta di quasi 1 m/s. Si è trattato quindi di errori tattici, sia per avere scelto male il momento di lanciare e la zona di volo, e soprattutto per non avere abortito il volo quando era evidente che continuare a volare avrebbe drenato eccessive risorse. Una lezione da mettere in pratica domenica prossima, alla Autonomy di Alessandria.

domenica, aprile 25, 2010

Prima prova C.I. F3J 2010

Domenica 19 aprile abbiamo disputato vicino a Lucca la prima prova di campionato italiano F3J di quest'anno. Il campo è stata una novità: una ampia zona a prato su cui la brigata "Folgore" effettua solitamente i suoi lanci, per l'occasione destinata a noi grazie all'interessamento di Benito Bertolani.
Il campo si è rivelato difficile e ci ha garantito una gara interessante, a dispetto del meteo molto buono che avrebbe potuto, in altre condizioni, trasformare la gara in un landing contest.
La grande estensione di prato verde attorno al terreno di gara rendeva non immediatamente ovvio dove andare a cercare le termiche. Molti lanci sono stati faticosi, e non sono mancati lanci in cui il "1000" è stato assegnato anche se nessuno aveva completato il tempo operativo.
A causa del vento che, pur debole, ha ruotato di 180 gradi attorno alle due del pomeriggio, ci sono state occasioni in cui si è presentata la necessità di atterrare sorvolando la linea dei verricelli. Uno dei miei atterraggi è stato contestato come troppo basso da alcuni concorrenti attestati nelle ultime basi, tuttavia i miei aiutanti che erano più vicini hanno registrato che la quota era regolare, e siccome la giuria non aveva altri elementi per decidere la situazione si è risolta con la ripetizione del lancio dell'intero gruppo di volo.
Nel complesso sono soddisfatto di come ho volato, anche se un mancato atterraggio nei 15 metri all'ultimo volo mi ha costretto a "tenere" un punteggio di 870 millesimi. Ho terminato in nona posizione, mentre la gara è stata vinta da Marco Generali, seguito da Marco Gallizia e Fulvio Salvigni. Discreta la mia regolarità: senza scarti (cioè con le regole che ci saranno l'anno prossimo) avrei terminato in settima posizione. Ottime le salite, il lavoro teorico e pratico fatto nell'inverno ha pagato.

giovedì, aprile 15, 2010

Frattaglie

Ecco in foto le "frattaglie" all'interno del ProfiPod. Grazie alla velocità della spedizione di Schaller e all'aiuto di Max Verardi sono riuscito ad ultimarlo venerdì sera, in tempo per un intenso weekend di misure, nel quale il ProfiPod si è spostato tra quattro Pike Perfect e un Supra. Oltre agli apparati di misura il pod contiene anche una piccola batteria LiPo a 2 celle (il logger dovrebbe funzionare anche con una sola, devo ancora testare a dovere il limite inferiore), per cui è autonomo e non ha bisogno di nessun collegamento con l'impianto elettrico di bordo. Nei due giorni di prove tutto ha funzionato benissimo.

martedì, aprile 06, 2010

ProfiPod

Nell'ultimo anno ho mancato di aggiornare il blog con alcune "invenzioni" che ho introdotto nella mia pratica della F3J. Per rimediare, comincio a raccontare dall'ultima, che già avevo anticipato con una prima foto nei giorni scorsi.
L'invenzione in questione è un "pod", un bulbo, destinato a ospitare un data logger. Sono infatti da diversi anni utilizzatore di questi apparati di misura e ne apprezzo la capacità di fornire riscontri oggettivi alle impressioni del pilota, ma finora ho sempre convissuto con due problemi: la mancanza di spazio nelle fusoliere dei miei modelli, che rende necessari contorsionismi per installare il logger, e la difficoltà di spostare il logger da un modello a un altro sia per i contorsionismi di cui sopra, sia per i cambiamenti nel bilanciamento che l'installazione comporta.
Per risolvere entrambi i problemi ho pensato più volte di costruire un pod esterno, da montare sull'ala, che fornisse spazio a sufficienza e una maggiore possibilità di "movimento" tra diversi modelli, ma non avevo mai concretizzato. A risolvere l'indecisione è arrivato Denis, che ha proposto di realizzare un master con la fresa CNC, per poi ricavare i pod in compositi o plastica termoformata senza grosse difficoltà.
Nel giro di un mese siamo così passati da un progetto iniziale ricavato al CAD, intersecando un solido a forma di goccia, ottenuto ruotando un profilo NACA 0030 attorno alla propria corda, con un simulacro della parte centrale dell'ala del Pike Perfect, al percorso utensile calcolato dal CAM, all'effettiva fresatura del master in MDF, allo stampo in vetroresina (grazie Marco!) e infine al pod finale ottenuto laminando in stampo tessuto di vetro impregnato con resina epossidica.
In questi giorni sto ultimando l'installazione nel pod delle "frattaglie": logger, tubo Prandtl, sensore di pressione differenziale, impianto elettrico e presa dati, batteria di alimentazione (voglio infatti che il pod sia autoalimentato per non richiedere collegamenti elettrici con il modello). Se tutto va bene, nel week-end si collauda.