domenica, giugno 24, 2007

Ritorno al pendio 2

Sabato 23 giugno ore 12.34:
due chiacchiere su Google Talk...

"Francesco: ciao Stefano!
me: Ciao!!
Francesco: senti, hai mica voglia di venire in pendio?
me: quando?
Francesco: oggi!
me: wow... :-P le condizioni sono buone?
Francesco: vento forte... ci sono 19 nodi...partirei subito dopo pranzo, diciamo tra le 13.30 e le 14
me: bello: ci sono!"

Così, in poco più di 5 minuti, Franz ed io ci siamo accordati per partire alla volta di un divertente pomeriggio di volo in pendio.
Il vento si è fatto notare già a metà viaggio: Franz, tranquillo, era pronto a sfoderare alcuni etti di ballast, io un poco intimorito mi chiedevo perchè non fossi stato più generoso nel prendere qualche grammo in più dal cassettino del piombo.
Arrivati sul pendio non abbiamo esitato a montare i modelli ed in pochissimo eravamo già in volo. Alcuni minuti per saggiare l'aria e poi giù a terra pronti a dare e ricevere pareri sul come preparare al meglio i voli successivi. Io volavo con un timido EasyGlider electric, comprato da due settimane ed ancora in fase di osservazione. I miei primi giudizi sul modello erano sicuramente positivi, ma il meglio stava ancora per arrivare...
Anche se con tutti i suoi limiti dovuti alla semplice tipologia di costruzione, l'EasyGlider si è rivelato davvero sorprendente. Non penetrante come i modelli di Franz (anzi... diciamo molto meno penetrante...), ma allo stesso modo divertente e preciso nei comandi. Mi ha subito dato sicurezza e subito si è dimostrato ottimo in ogni assetto, tanto che nei primi minuti di volo mi sono sentito di provare alcuni passaggi rasenti sul pendio in volo rovescio ed amenità simili...
Dopo poco Franz mi ha lasciato a bocca aperta esibendosi nel Dynamic Soaring prima con il piccolo Fredy, poi con il Blade. Ho ripreso con la fotocamera del mio cellulare alcune sequenze di questa particolare quanto affascinante manovra, sicuro di poterla studiare con tranquillità a casa per poi poterla tentare pure io.
Prima che potessi riprendere in mano la radio, Franz mi ha lanciato la proposta di provare fin da subito il DS con l'EasyGlider. Un po' impaurito per il mio "delicato" modellino mi sono apprestato a seguire ogni minima indicazione sul come bucare lo strato limite e poter poi sfruttare l'energia risultante dall'alta pressione presente sotto il rotore sul versante nord del pendio. Dopo pochi tentativi (ed il costante monitoraggio di Franz) sono riuscito ad esibirmi in un DS di tre giri, sufficienti a farmi salire l'adrenalina a livelli esorbitanti.
E' incredibile come questa manovra solleciti il modello ed è incredibile come l'EasyGlider, pur flettendosi all'inverosimile, abbia tirato fuori uno spirito aggressivo e prorompente, scacciando ogni nostro dubbio sul suo normale essere un "semplice modello adatto ad un principiante".
DS su DS sono capitate anche le volte che ho dovuto scarpinare verso valle a recuperare il mio aliante in mezzo agli arbusti del boschetto vicino al forte, ma questo faceva parte del gioco ed è stato bello così!
La giornata è terminata con un volo di Franz con il Blade ed un ultimo DS pulito e davvero velocissimo (complimenti!!). Come ormai è mio solito, invece di tornare con i modelli sottobraccio, ho preferito avvicinarmi alla macchina con il modello in volo percorrendo 300metri circa di sentiero con il naso all'insù! :-D
Per concludere non posso che ringraziare Franz per l'esperienza che mi ha permesso di vivere e che spero si ripeterà presto...

Ritorno al pendio

Di nuovo in pendio! Le brutte condizioni meteo e gli impegni di gara mi hanno tenuto lontano dal volo in pendio per quasi due mesi, e il ritorno e stato graditissimo. Sabato sul Faiallo mi hanno fatto compagnia Stewe e Doctorwind: a dispetto dei 30 gradi della pianura in pendio faceva freddo e tirava un vento da sud-sudovest di quasi 50 km/h. Io ho volato con il Fredy e il Blade, entrambi caricati al massimo possibile, e Stewe ha volato con un Easy Glider zavorrato con tutto il piombo che siamo riusciti a trovare. Stewe voleva vedere, per la prima volta, il dynamic soaring, e dopo un avvio incerto per i forti rotori di sottovento spero di essere riuscito a fargli vedere qualcosa di buono. Ha anche provato lui stesso con l'Easy Glider, ma di questo lascio che parli lui.

lunedì, giugno 18, 2007

Eurotour F3J Arbois 2007

In questo week-end si è tenuta la terza edizione della gara di Eurotour F3J francese di Arbois. Ho partecipato a questa gara in buona compagnia di una squadra italiana di altri 7 piloti (Alberto, Giuseppe, Filippo e Giovanni Gallizia, Alex Galtarossa, Vittorio Givone, Marco Salvigni) e supporter (i soliti Fulvio e Rosanna Salvigni e il nuovo arrivo Paolo, che si sta avvicinando alla "nostra" categoria).
Arbois è stata, l'anno scorso, la mia prima gara F3J internazionale, e quest'anno ero ansioso di ritornarvi. Purtroppo le previsioni del tempo non erano per nulla buone, e temevo proprio che la gara sarebbe stata... bagnata. Invece, a dispetto della pioggia incontrata lungo tutto il viaggio, sabato e domenica sono state due giornate di sole, benché accompagnato dal vento e dalle "solite" condizioni difficili di Arbois.
Per quanto mi riguarda, la gara è stata caratterizzata da mie prestazioni al di sotto delle mie aspettative. Dopo due lanci deludentissimi ho deciso di usare il ballast per rendere più penetrante lo Stork, ma quando ormai stavo concludendo il tempo operativo ho avuto una collisione in volo nel bel mezzo della virata in base a venticinque secondi dal termine, danneggiando lo Stork in modo serio. Ho proseguito la gara con il Superblade, che si è dimostrato un buon volatore nelle condizioni del Jura ma che è anche stato molto riottoso sotto traino, costringendomi sempre a sganci prematuri.
Tuttavia, l'amarezza per il mio scarso risultato e per qualche intoppo organizzativo è stata ampiamente compensata perché Filippo Gallizia mi ha regalato l'emozione di vederlo vincere la gara, dopo sei round esemplari e tre fly-off da vera macchina da guerra. Quando Stephane Champanhet ha annunciato che il vincitore era lui, tra tutti non avevamo abbastanza mani per applaudirlo quanto avrebbe meritato. E la sua soddisfazione deve essere stata resa ancora più grande dalla consapevolezza di avere vinto una gara che era quasi un Europeo, con 134 piloti classificati e con i Tedeschi al gran completo (la gara per loro valeva come trial per la formazione della squadra del prossimo Mondiale).

mercoledì, giugno 06, 2007

Avvertimento!

L'amico Max (Pike) mi segnala che il metodo delle "astine avvitate" è da ascriversi a sua invenzione, ma contemporeaneamente mi scrive una cosa che merita di essere messa in evidenza. Dice infatti che l'uso di squadrette in nylon è sconsigliabilissimo, perché in breve il foro filettato si ovalizza fino a lasciar sfuggire l'astina dal vincolo provocando la perdita del comando. Farò tesoro dell'avvertimento...

domenica, giugno 03, 2007

Tanti esperimenti. Tutti insieme!

Oggi finalmente è stata una bella giornata, dopo una settimana di brutto tempo e pioggia. Ovviamente, con questo tipo di condizioni, avevo una consistente astinenza da stick e anche un discreto arretrato di cose da provare. Dalla gara di campionato italiano F3J sono infatti tornato con lo Stork da riparare e con un interessante suggerimento di Alex Galtarossa su come ridurre il gioco dei comandi delle parti mobili dell'ala. I giorni di inattività trascorsi mi hanno dato il tempo di completare a regola d'arte la riparazione dell'ala, poi mi hanno permesso di sperimentare il "metodo Galtarossa" e infine, giusto ieri, mi hanno portato a ragionare su come installare il Flight Data Recorder all'interno dello Stork.
La riparazione dell'ala è stata un po' lunga ma nel complesso non difficile. Applicando la tecnica di cui già avevo parlato ho riparato lo stratificato, poi l'amico Giorgio mi ha ricordato che da lui si dice che "stuco e pitura fan bea figura", e allora ho deciso di essere particolarmente pignolo con la stuccatura per riprodurre il più fedelmente possibile il profilo, e infine con la verniciatura. Qui sono stato favorito dalla fortuna che mi ha fatto trovare una bomboletta di spray acrilico color "rosso traffico" che combacia esattamente con la tinta dello Stork; il risultato finale mi ha soddisfatto ampiamente.
L'applicazione del metodo Galtarossa mi ha invece richiesto qualche esperimento e soprattutto il reperimento di utensili adatti allo scopo. In pratica, Alex ha scoperto che riesce a ridurre di molto il gioco del leveraggio di flap e alettoni usando astine di comando piegate a 90° e filettate in modo da avvitarsi nel foro, filettato anch'esso, di una squadretta speciale in ergal che lui impiega a questo scopo; in questo modo l'accoppiamento tra squadretta e astina non è un semplice scorrimento ma è un avvita-svita, quindi la superficie di ritenuta è più ampia e il gioco di azionamento minore. Io ho adattato la tecnica al mio caso usando come astine dei raggi da bicicletta da 2 mm, filettati con una filiera M2 di acciaio HSS, e usando la normale squadretta in nylon dei servi ma filettando il foro con un maschio M2: l'accoppimento acciaio-nylon ha un gioco ancora minore di quello acciaio-ergal usato da Alex (e in effetti il flap su cui ho applicato la tecnica ne ha ora pochissimo), ma dovrebbe essere più soggetto a usura per cui dovrò farci attenzione nelle prossime settimane.
L'ultima "innovazione" che ho sperimentato oggi mi stava particolarmente a cuore: si tratta dell'installazione tutta interna del FDR sullo Stork. Dopo che la Eagle Tree ha corretto il bug che avevo segnalato loro ho infatti ricominciato a pensare al problema di studiare una installazione che fosse il più possibile leggera, semplice e non perturbativa del volo del modello. Le idee che mi frullavano in testa erano sostanzialmente due: installazione in un pod sopra l'ala come avevo visto fare dai modellisti di F3B Italia o installazione interna. Se il pod consente la maggior comodità nella collocazione dei componenti, richiede una progettazione attenta per non perturbare il volo, una costruzione laboriosa e un aumento di peso dovuto alla necessità di una batteria dedicata; l'installazione interna è aerodinamicamente pulitissima ma richiede di trovare una collocazione interna che sia sufficientemente spaziosa, accessibile e in cui si possa far arrivare il tubo che arriva dalla presa di pressione dinamica. Ieri stavo quasi per mettere mano al Dremel per scavare una "finestra" sulla sella alare per infilare il FDR in fusoliera dietro i servi, ma ho deciso di fare un'ultima prova: dopo aver smontato tutta l'elettronica in fusoliera e avere privato il FDR della sua scatola ho provato un po' di volte fino a trovare la collocazione che consentisse di sistemare tutto senza interferenze. Bingo! Per la presa dinamica ho usato una guaina per bowden, piegata a caldo e collocata all'esterno in modo da puntare nel flusso oltre lo strato limite: un tubo flessibile al silicone porta la pressione al sensore dinamico del FDR facendo lo slalom tra cavi, servi e ricevente ma senza mai essere "pinzato", come le prove al banco di ieri hanno mi dimostrato.
Oggi c'è stato ovviamente il collaudo di tutto ciò. L'ala riparata non mostra nessuna differenza nel comportamento rispetto a quanto già mi era familiare; il rinvio del flap si dimostra per ora solido e non ha preso gioco, e il FDR ha regolarmente registrato le sessioni di volo senza disturbare minimamente il volo. L'aria era turbolenta e piena di termiche, per cui non posso usare i dati rilevati per convalidare le polari calcolate numericamente, ma ho già visto che la velocità media durante la fase di termica è proprio 8 m/s come mi aspettavo... se anche le velocità di discesa confermeranno la polare calcolata, beh... significherà che l'occhio del pilota è ancora lo strumento migliore per ottimzzare il modello!