Quest'anno ho cominciato addirittura in itinere, facendo una deviazione da Trento verso Margone dove mi aspettava Antonio Andreis per mostrarmi questo rinomato pendio. Il sito di volo è un "balcone" su una parete verticale di oltre 700 metri, e quando sono arrivato su questo balcone non tirava un alito di vento. Ho subito pensato "non si vola", ma le evoluzioni dello Swift di Antonio mi contraddicevano: il modello raccordava un'acrobazia all'altra senza perdere energia. Ho così montato il Superblade e Antonio me l'ha lanciato nel burrone: immediatamente ha cominciato a salire, senza nessuna difficoltà, permettendomi subito di accelerare e fare acrobazie. Il vento, benché "al suolo" non si sentisse, c'era: tuttavia era quasi verticale nella sua direzione e perfettamente laminare, al punto che la traiettoria del Superblade era sempre liscia e senza scossoni. Non avevo mai visto condizioni così, e me le sono godute per circa 20 minuti fino a quando il sostentamento non è improvvisamente mancato, permettendomi un rientro senza rischi ma senza nemmeno un grosso margine di sicurezza. A Margone anche l'atterraggio è particolare: bisogna iniziare l'avvicinamento molto sotto la quota occhi, sfruttando il sostentamento per alzarsi man mano che ci si porta sotto costa, superare il ciglio e puntare decisamente verso monte per atterrare su una lunga striscia erbosa che parte dal ciglio e si stende fino alla strada asfaltata.
Nel corso della settimana di vacanza sono stato soprattutto "preso" da diverse belle escursioni e ho dedicato al volo solo una giornata. Nell'occasione sono salito con gli impianti da Moena a Le Cune, che è un sito che già avevo sperimentato in diverse altre occasioni.

Al ritorno dalla vacanza non ho resistito alla tentazione di sfuggire alle code dell'autobrennero uscendo a Trento e passando nuovamente da Margone: in compagnia di Antonio, Renato e Michele ho volato per circa un'ora in condizioni ancora più forti di quelle trovate sette giorni prima, che costringevano a picchiare accelerando moltissimo per non ritrovarsi velocemente nella stratosfera. Il Superblade aveva qualche gioco di troppo (un servo dei flap era malfermo, ho scoperto in seguito) e in un paio di occasioni ho avvertito i segnali dell'inizio del flutter; atterrare era perciò un grande problema, anche perché pur con il butterfly aperto e con un assetto picchiato di 45° non riuscivo a costringere il modello a perdere quota. C'è voluto un buon quarto d'ora di prove prima di raggiungere una quota che, benché ancora eccessiva, mi ha permesso un atterraggio sicuro sfruttando buona parte della lunghezza della "pista".