La citazione è da un film non memorabile se non per questa battuta. "Redivivo" oggi è stato l'ASW 17 di Roberto, che vidi per la prima volta due anni fa, in una delle mie prime uscite in pendio. "Redimorti" sono probabilmente stati, modellisticamente parlando è ovvio, gli amici che eventualmente avessero scelto i pendii del Fasce e del Turchino, e che si sono presumibilmente trovati sotto una pesante nuvolaglia sin dalle prime ore del pomeriggio. E "redimorte" sono state, ancora una volta dopo l'ultima domenica, le mie ambizioni di fare un po' di DS "come si deve". Ma vado con ordine...
Già dal mattino le indicazioni delle webcam genovesi non erano buone: si vedeva la maccaja prepararsi per un attacco in piena regola alle alture dell'entroterra. Insieme a Roberto e Stefano decido però di recarmi ugualmente al pendio, nella speranza di incontrare un po' di fortuna come già accaduto in passato. E la scelta, almeno inizialmente, ci premia: il cielo pur non essendo limpido è solcato solo da strati molto alti, con la maccaja incanalata nella sola valle del Turchino. Montiamo velocemente i modelli e comincio a sondare l'aria con il Micro Spark: il vento non è forte ma non ci sono problemi a fare quota, peccato per una certa turbolenza e per la mancanza di una netta zona di separazione tra le masse d'aria nel lato sottovento, il DS è praticamente precluso. Atterro fortunosamente al termine di un circuito abortito di DS e mi lustro gli occhi sul gelcoat giallo della fusoliera dell'ASW 17. Bello, bello, non c'è che dire. Tre metri e venti centimetri di apertura alare, di una bell'ala ad elevatissimo allungamento. Purtroppo si scopre che manca la baionetta posteriore destinata a mantenere fisso l'angolo di incidenza, Roberto l'ha lasciata chissà dove. Fortunatamente l'amico combina la sua inventiva con quella di Stefano e riescono a ricavare una baionetta di fortuna dal ferro che Roberto impiega per tendere l'elastico che unisce le ali. Il modello viene così lanciato e ci lascia a bocca aperta per quanto è plastico nel volo e per la grande capacità di mantenere l'energia. Il volo è molto realistico, con le ali che flettono regalando l'impressione che sbattano come quelle, per l'appunto, di un gabbiano radiocomandato. L'atterraggio è emozionante perchè il modello, non dotato di diruttori, non vuole né rallentare né scendere, e la manovra può essere completata con successo solo dopo alcuni circuiti progressivamente più lenti e bassi per dissipare l'energia in eccesso.
Seguono alcuni voli con il Blade, il Trendy, ancora con il Micro Spark e ancora con l'ASW. Però l'aria diventa sempre più fredda perché il sole è sempre più velato, e le nubi cominciano a riversarsi anche nel "nostro" canalone dalle valli adiacenti. E' ora di scendere. Facciamo in tempo a seguire le peripezie di un parapendio che cerca di riguadagnare il terreno evitando l'attraversamento delle nuvole, e ben presto non si vede più niente. Siamo in piena nuvola, e la mancanza di una zona di separazione netta è resa evidente dal fatto che la nube "copia" perfettamente il profilo della cresta, anche nel lato sottovento. L'uscita deve per forza concludersi. Speriamo di poterci rifare domani, benché le previsioni non siano buone.
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